Un bellissimo documentario sul corpo umano a cura di Piero Angela si chiamava La macchina meravigliosa, ma dubito che il giornalista intendesse un’analogia così forte con la meccanica.

Non siamo macchine, meno che mai sul lavoro.

Ma che significa?

Che abbiamo bisogno di pausa.

Lo sappiamo, così come sappiamo di non essere macchine, eppure ce ne scordiamo spesso.

Una conferma viene dalla crescente attenzione data al workaholism, o dipendenza dal lavoro, condizione che porta a bruciare più o meno velocemente le proprie risorse fisiche e mentali – per non parlare di quelle sociali, economiche e familiari.

E se esiste addirittura un libro che si chiama In pausa. Come l’ossessione per il fare sta distruggendo le nostre menti, qualche domanda in proposito dobbiamo farcela.
Finalmente uno studio rigoroso, pubblicato sulla rivista Symbolic Interaction e condotto da Pernille Strøbæk dell’Università di Copenaghen, mostra che la pausa caffè fa bene al lavoro: diminuisce lo stress e migliora la produttività.
Roberto allora questo significa che  dobbiamo bere tanto caffè?
Non travisiamo: non è il caffè a fare bene, ma la pausa e tutto ciò che la costituisce.
Innanzitutto precisiamo una cosa: gli scienziati non l’hanno scoperto mica ora, che la pausa caffè fa bene. Tutta una serie di studi lo dimostrano, concentrandosi su prospettive diverse.

Ad esempio, staccare la spina e pensare ad altro lasciando il compito in sospeso, permette di mettere il cervello tra parentesi, in modo da aiutarlo a ricaricare la batteria; inoltre, contrariamente a ciò che si pensa, si può sfruttare il cosiddetto effetto Zeigarnik per assicurarsi che il compito lasciato a metà non sia meno produttivo. Questa è una cosa che giornalisti e copywriter sanno particolarmente bene: dopo aver scritto un testo lo mettono da parte prima di pensare a una revisione.

Altri ricercatori hanno mostrato l’importanza di uno stacco fisico, cioè di alzarsi dalla sedia e fare un po’ di attività motoria, o una corsetta, o anche solo due passi. Avete presente le scene di quei film dove i dipendenti – spesso giapponesi – sono in terrazzo a fare stretching? Ecco, non sono pazzi: stanno sfruttando dei principi fondamentali per lavorare e vivere meglio (certo, che poi alcuni aspetti della loro vita sociale extra-lavorativa annullino tali effetti è un’altra storia).

Insomma, staccare fa decisamente bene.

E i ricercatori danesi hanno aggiunto un nuovo motivo per farlo: la socializzazione.

Staccare per una pausa caffè, scambiando qualche opinione con i colleghi, aiuta a ridurre lo stress, a rimpastare le idee, a sfogare frustrazioni, ad alleggerire il carico.

Alla base funzionano principi non troppo diversi da quelli di certi gruppi terapeutici e gli effetti si ripercuotono sul proprio lavoro e, da qui, sul resto della propria giornata.

Una domanda del libro In pausa è: Ma perché allora ci riempiamo le giornate di impegni?

Una delle ragioni è che spesso la pausa è trascurata.

Spesso ci diciamo: Finisco tutto e poi mi concedo un totale relax alla fine.

E nel dirci questo è evidente che non stiamo considerando che, appunto, non siamo macchine: se per due ore di lavoro bastano 15 minuti di pausa, per quattro ore possono non esserne sufficienti 30 – e infatti la pausa pranzo dura solitamente un’ora.

Un professionista, così come un imprenditore dovrebbe inserire le pause all’interno della propria pianificazione.

Ho già parlato ampiamente di gestione del tempo negli articoli di questo sito (se ti va, ti consiglio di iniziare dando una lettura a questo, in cui ti parlo di 5 strategie per gestirlo al meglio) ma, in effetti, non mi sono mai soffermato sull’importanza di inserire le pause.

Pensa ad un computer (un Mac, un PC, o anche semplicemente quello del tuo smatphone): anche quelli hanno bisogno di una pausa. E si tratta di veri e propri macchinari, fatti di circuiti, chip e cavi. Figuriamoci l’essere umano!

Nella mia carriera di consulente mi è capitato più di una volta di ritrovarmi in aziende in cui i dipendente erano costretti (e dico proprio costretti, perché di quello si trattava) nelle loro postazioni, senza la possibilità di socializzare, di uscire per fumare una sigaretta, o un caffè se non sotto la stretta osservazione di un supervisore, che con gli occhi puntati sull’orologio era pronto a far notare la scadenza dei cinque minuti che (quasi con enorme magnanimità) erano stati concessi.

E tutto questo in nome della produttività sul lavoro.

Mi spiace, ma non funziona così!

Questo non aumenta la produttività, anzi la abbatte.

Proprio per questo il mio consiglio è quello di inserire durante la tua routine di lavoro delle pause. Possibilmente delle pause non in perfetta solitudine, ma che ti permettano di socializzare con altre persone. Possono essere i tuoi colleghi o anche uno sconosciuto al bar dove sei andato a prendere il caffè.

Questo è uno di quegli elementi che molto spesso vengono dimenticati quando si parla di gestione del tempo. E non è il solo…

Per questo se vuoi conoscere tutti, ma proprio tutti gli elementi per una perfetta gestione del tempo, che ti permette di mantenere alta , se non addirittura di aumentare, la tua produttività, vieni a dare un’occhiata a questa pagina.